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Lecce è il mare, riflessioni a margine...
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LECCE E’ IL MARE

Riflessioni a margine

Durante il percorso della rigenerazione mi sono volutamente imposto il ruolo di semplice ascoltatore, anche perché immaginavo che venti anni di sordità, silenzio e disinteresse delle varie amministrazioni che si sono susseguite, avessero lasciato nei cittadini, residenti e non, tanta rabbia, frustrazione, necessità di essere ascoltati.

Per questo da tecnico che in questi ultimi venti anni ha cercato di occuparsi anche di quella parte di città, avevo bisogno di sentire e capire se le mie convinzione trovassero riscontro nei bisogni e desideri dei cittadini.

Nell’ultimo incontro che si è tenuto a San Cataldo presso l’Ostello, con i tavoli di lavoro sui quattro temi concordati, ascoltando le sintesi dei tutor dei vari tavoli mi sono costruito un mio personale riassunto sugli obiettivi che si dovrebbe raggiungere in questa processo di rigenerazione, considerando le risorse che saranno disponibili che consentiranno al momento interventi limitati,  che non risponderanno a tutte le richieste, necessità e progettualità che nei vari incontri e passeggiate sono emersi.

Sicuramente però si è aperto un percorso che si consoliderà e troverà attuazione dei vari progetti e proposte, che sono state presentate in questi mesi, in fasi successive di programmazione.

Prima di riportare questo mio riassunto voglio però evidenziare il valore, la qualità e la professionalità del processo che si è costruito, testimoniato dalla numerosa e qualificata partecipazione di cittadini, associazioni, professionisti e vari portatori di interesse.

Partecipazione che non era così scontata anche se il tema delle marine è veramente caldo e carico di aspettative e speranze, proprio perché il clima di sfiducia e lo scontento che si è generato i tutti questi anni avrebbe potuto ottenere l’effetto opposto, e quindi allontanare gli interessati.

I risultati raggiunti invece esprimono chiaramente la grande capacità di tutto il gruppo che ha costruito questo processo, di ridare ai cittadini fiducia nella politica e in chi amministra, che evidentemente sono stati considerati degni delle loro aspirazioni.

RIASSUNTO

Ho ascoltato le sintesi dei tutor e mi sono convinto che in questa prima fase di rigenerazione, anche in considerazione da una parte delle limitate somme che verranno finanziate e dall’altra della necessità di lanciare segnali forti e innescare dinamiche virtuose e strategiche, si debba puntare su interventi di mobilità leggera nelle singole marine e tra le marine, sulla cura di alcune situazioni ambientali emergenziali per la convivenza tra naturale e artificiale, per esempio il problema delle dune a Torre Chianca e della sabbia che invade le case e copre la strada, sulla individuazione di luoghi simbolo, soprattutto spazi aperti, come una piazza sul mare a San Cataldo in prossimità del molo di adriano, per la creazione di spazi di aggregazione e di socializzazione, per sperimentare, anche con interventi temporanei, nuove modalità d’uso e di condivisione dei luoghi e dello spazio.

Molto interessante la proposta di costruire una sorta di “cartello culturale”, che non sia solo un insieme di eventi, come infrastruttura immateriale che connette e riconnette tra loro le varie marine e anche la città alle marine.

Sono fermamente convinto che sia fondamentale ricucire la città alle marine per valorizzarle veramente e creare un “quartiere litorale”, quale parte integrante della citta a partire da San Cataldo trasformato nel lungomare di Lecce, altrimenti si rischia di creare due entità, magari riqualificate, funzionanti e attrattive, ma sempre separate, anzi addirittura se autosufficienti, ancora più separate.

Infatti in attesa di programmare e avere le risorse per poter realizzare le infrastrutture materiali, le diverse forme di mobilità e accessibilità dalla città al suo lungomare ( San Cataldo ) si possono predisporre azioni, dinamiche, progetti temporanei a basso costo che strutturino questa sorta di infrastruttura immateriale oltre che come modo di avvicinare questi luoghi anche come mezzo di racconto su quale è la visione futura e magari in questo modo invogliare investitori privati ad intervenire.

Bisogna realizzare il Viale del Mare, quale vero e proprio percorso urbano, e a questo proposito riporto integralmente quello che scrivevo nel 2010 in una mia proposta di uso temporaneo della via per il mare, come racconto e illustrazione di quello che potrebbe diventare definitivamente :

2) LEC CE’ : tutti al mare… tutti al mare…ma non solo!

La via del mare: la strada che conduce Lecce verso il suo mare.

Un nastro d’asfalto, triste, degradato, abbandonato, sopraffatto, speculato.

San Cataldo, la marina dei leccesi: abitare il mare e abitare in città; una parte di città ancora troppo lontana anche se molto vicina; il lungomare dai vaghi ricordi anni 60’ anche se la memoria di quei luoghi va molto più indietro; il porticciolo turistico incompiuto; tanto verde trascurato e abbandonato; ruderi di un mondo possibile ma mai realizzato.

Collegare la città al suo mare a partire proprio da quelle aree ora di confine, rappresenta un’occasione di grande riscatto, rilancio e crescita per la città.

Lecce + La via del mare + San Cataldo = Città + campagna + mare =

Lecce Città di Mare attraversa la campagna

Avvicinare la città al mare; attraversare la campagna, non più in modo anonimo e indifferente al viaggio, ma in modo consapevole e affascinante; trasformare quella semplice strada in un luogo urbano, un percorso di conoscenze ed esperienze, opportunità e occasione per la costruzione di nuovi paesaggi, di nuove reti materiali e immateriali; nuove forme di uso del territorio; nuovi spazi concettuali e tematizzati; nuove tecniche e tecnologie costruttive, comunicative e percettive; insomma sperimentare nuovi modi d’integrazione tra spazi costruiti spazi naturali e spazi rurali.

Ripensare l’attraversamento, renderlo parte attiva del processo, non più solo un’azione automatica per congiungere due punti distanti tra di loro, anzi annullando la distanza.

La marina di San Cataldo non più intesa come una protesi o estensione della città ma quale sua parte integrante, dalla quale estendere il processo di valorizzazione anche alle altre marine leccesi, creando un fronte mare esteso, riqualificato e differenziato nell’uso, nelle destinazioni, nelle attività per consentire un’offerta diversa non solo a fini turistici ma anche per l’uso quotidiano di quei luoghi.

Mostre ed esposizioni d’arte e design; architetture estemporanee; eventi sportivi, di varie discipline; percorsi enogastronomici e attività di ristorazione e intrattenimento in immobili abbandonati; serate musicali; diverse modalità di spostamento e tante altre iniziative che cerchino di esprimere le potenzialità di questi grandi spazi sospesi e senza significati, abbandonati anche dall’agricoltura, da incentivare invece attraverso forme nuove di residenzialità, accoglienza, ricettività, produttività.

Tante occasioni e opportunità, aspettative da cogliere e valorizzare: natura, campagna coltivata e non, architetture fascinose, spazi strategici, paesaggi in sospensione, tensioni silenziose e in attesa, voglia di narrare nuove storie e segni.

Un percorso-processo che, partendo dalla 167, non più margine urbano, area di confine, ma inizio di una nuova esperienza urbana, si avvia lungo questo tracciato continuando ad essere in città, non nel senso del costruito, ma nella continuità di attività, interessi, sensazioni, energia, vitalità, cose da fare e vedere, percorsi, attività, opportunità di azione.

Cosimo Antonaci per Una Buona Storia per Lecce

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