lungo mare San CataldoI rapporti di Lecce con il mare si sono manifestati principalmente e originariamente con il piccolo porto di S. Cataldo, sorto sulle rovine del porto romano.
Prima dell’umanizzazione dei litorali dei primi del Novecento, la costa ha rappresentato un luogo da cui la struttura insediativa di lunga durata si è allontanata, per salubrità, per sicurezza, per produttività dei territori agrari. Tanto è che in questa porzione di territorio, al contrario di quanto accade a sud, a nord e ad ovest della città, non rileva la presenza di centri urbani, ma di un paesaggio agrario dominato dalla presenza di oliveti, talvolta sotto forma di monocoltura, con un fitto corredo di muretti a secco e numerosi ripari in pietra (pagghiare, furnieddhi, chipuri e calivaci) che si susseguono punteggiando il territorio. A ridosso del mare si attestano i campi coltivati che disegnano un ordinato mosaico là dove erano in precedenza paludi e terreni insalubri. La bonifica d’inizio Novecento ha infatti permesso ai contadini di utilizzare queste terre, oggi tra le più fertili del Salento.

Gli ostacoli naturali della fascia costiera, come la presenza di brevi corsi d’acqua, di paludi, boschi, macchie litoranee, su terraferma, e di fondali poco profondi e soggetti a frequenti insabbiamenti, sul mare, hanno impedito la nascita di un legame produttivo saldo tra Lecce, il suo territorio e il mare, mantenendo ad uno stadio poco significativo le possibilità che questo avrebbe offerto in termini di commercio e frequentazione dei luoghi.

Lecce però, già all’inizio del Novecento, sull’onda della moda balneoterapica in arrivo dal nord Europa, istituì la marina di S. Cataldo, collegata al capoluogo provinciale per mezzo di una innovativa tranvia elettrica che permetteva di raggiungere il mare in soli 30 minuti.
Dopo la guerra, il fallimento della riforma agraria e l’incontrollato abusivismo edilizio hanno comportato la rapida artificializzazione ed edificazione di lunghi tratti costieri, con l’abbandono di parti consistenti del patrimonio ambientale, paesaggistico, storico, edilizio, culturale costituito da edifici sparsi e piccoli centri agricoli dell’immediato entroterra costiero.

IL CONTESTO DELLE POLITICHE GENERALI

Nell’ambito dell’Unione Europea la raccomandazione del Parlamento Europeo e del 30 maggio 2002, riguardante l’attuazione della gestione integrata delle zone costiere in Europa (2002/413/CE), nelle premesse stabilisce come sia: “…di fondamentale importanza attuare una gestione delle zone costiere sostenibile a livello ambientale, equa a livello economico, responsabile a livello sociale, sensibile a livello culturale, per tutelare l’integrità di questa importante risorsa tenendo conto al tempo stesso delle attività e delle usanze tradizionali locali che non costituiscono una minaccia per le zone naturali sensibili e per lo stato di preservazione delle specie selvatiche della fauna e della flora costiere.”
In ambito Mediterraneo la Convenzione di Barcellona ha recentemente approvato un nuovo protocollo relativo alla Gestione integrata delle aree costiere, firmato a Madrid  nel gennaio 2008. Nel protocollo si legge che la gestione integrata delle zone costiere è un processo dinamico per la gestione e l’uso sostenibili delle zone costiere, che tiene conto nel contempo della fragilità degli ecosistemi e dei paesaggi costieri, della diversità delle attività e degli utilizzi, delle loro interazioni, della vocazione marittima di alcuni di essi e del loro impatto sulle componenti marine e terrestri.

IL CONTESTO DI PROGRAMMAZIONE

I programmi integrati di rigenerazione urbana definiti dalla legge regionale 21/2008 si fondano su una idea-guida di rigenerazione legata ai caratteri ambientali e storico-culturali dell’ambito territoriale interessato, alla sua identità e ai bisogni e alle istanze degli abitanti.
Da novembre 2012 a novembre 2014, presso le Manifatture Knos di Lecce, un percorso di riflessione condotto dal paesaggista Gilles Clément, mirato a scoprire i luoghi attraverso lo sguardo del “terzo paesaggio” e del “terzo luogo” ha creato le premesse per l’individuazione della Marine Leccesi come ambito di un programma di rigenerazione.
La redazione del documento è stata preceduta da un articolato programma di consultazioni pubbliche connesso al progetto “tra Lecce ed il mare c’è di mezzo il fare. Laboratorio del Piano di Rigenerazione delle Marine Leccesi” ed al laboratorio di progettazione partecipata “Sine Potimu. Parco delle Marine” che ha coinvolto cittadini, organismi, imprese, enti pubblici e privati. Il Documento Programmatico del programma di rigenerazione è stato poi approvato nel 2016.

Scarica Estratto dal Documento Programmatico per la Rigenerazione Urbana

LE SFIDE CHE CI ATTENDONO

Il Comune di Lecce intende ora sviluppare un ambizioso progetto per partecipare al bando della Regione Puglia dedicato alla “Rigenerazione urbana sostenibile”. Ma non c’è cambiamento senza il coinvolgimento diretto della comunità, ecco perché abbiamo deciso di lanciare l’azione “Lecce è il suo mare”.

Il lavoro di progettazione sarà sviluppato intorno a quattro obiettivi tematici forniti dal bando della Regione e saranno per noi i punti di riferimento nella definizione degli interventi in modo partecipato e condiviso.

Scarica la Deliberazione della Giunta Comunale di Lecce

Scarica l’abstract del bando regionale